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Recensione |
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Meno pop del precedente "The Wedding", più vicino a quelle micidiali fusioni di controllo ai limiti del fastidio fisico e impatto devastante che sono gli strepitosi concerti dei tre (dopo l'album diventati quattro, il nuovo è Phil Manley dei Trans Am), “Happy New Year” è un lavoro coeso e pulsante. Che coniuga forza sovrumana e scrittura visionaria, dramma e leggerezza superiore, panico ed elevazione. In cui tempi inquieti ripetuti all'infinito con il cuore in gola e incalzanti andature kraute pongono le basi per melodie senza tempo fra folk e psichedelia, splendidamente leggere... |
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