|
Recensione |
|
|
|
David Gray pubblica un nuovo lavoro , l’undicesimo album di una carriera lunga venticinque anni, durante i quali ha ottenuto molte nomination ai Brit e Grammy Awards e tre album #1 in UK, incluso il multi-platino White Ladder. Gold in a brass age è una collezione di nuovi brani di un artista che rivela ancora una volta la sua passione nel “confezionare” la sua musica, si spinge ben oltre i suoi limiti ed è in grado di sorprendere se stesso e i suoi fan. Prodotto da Ben de Vries, figlio del compositore di colonne sonore e produttore Marius de Vries, Gold In A Brass Age è un album caratterizzato da un approccio intuitivo in cui David esplora trame elettroniche e una varietà di suoni, oltre a nuove tecniche di produzione durante il processo. Grazie alla tecnica del taglia e incolla utilizzata nell’arrangiamento dei brani, le sfumature atmosferiche e sperimentali sono assolutamente evidenti. Il titolo dell’album viene dal racconto breve di Raymond Carver Blackbird Pie ed è influenzato dal taglio rigenerativo del trasferimento dell’artista a Londra e dal mondo naturale, di cui David subisce irrimediabilmente il fascino. |
|
|
|