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Recensione |
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I Cornoltis nascono nel 2008 e rappresentano ormai un caso più unico che raro nel panorama rock e punk-rock nazionale. Grazie ad un repertorio denso di ironia e a una sempre intensa attività live, si sono fatti conoscere raccogliendo consensi unanimi.
A due anni di distanza dalla pubblicazione de "La Banalità del pene" (2017), dopo aver collezionato migliaia di views e dopo il lancio della loro prima serie YouTube “History Cornoltis”, annunciano l'uscita di un nuovo capitolo discografico.
Per la prima volta dall'inizio della loro carriera i Cornoltis decidono di incidere un disco impiegandoci più di una ventina di minuti e questa volta esagerano mettendoci tra pre-produzione, produzione, arrangiamento, registrazione, distribuzione, commercializzazione, lettera e testamento, quasi un anno.
Tante le tematiche trattate, tutte di straordinaria attualità e pregnanza geopolitica: i brani parlano di software informatici, stipsi, matrimoni, biblioteche, social network, citazioni, vernici per carrozzieri, droghe che non fanno effetto e soprattutto di torte salate.
Per approfondire al meglio tutti questi i temi i Cornoltis hanno deciso di allontanarsi ogni tanto dal genere (il punk-rock) che li ha resi famosi in tutto il Lombardo-Veneto, esplorando talvolta altri lidi musicali, pur mantenendo intatta quell’attitudine tanto cara al loro pubblico.
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